Il problema di normare l'attività di lobbying è tornato di recente sul tavolo del Parlamento italiano. La questione non è nuova al nostro legislatore, anzi, è annosa. Dal 1948 ad oggi numerosi sono stati i progetti e i disegni di legge presentati nelle sedi istituzionali competenti. La novità, questa volta, è che la proposta presentata alla Giunta per il regolamento della Camera dei deputati il 10 marzo 2016 dall'on. Giuseppe Pisicchio, di adottare "una sorta di Protocollo, cui far seguire, ma solo dopo sperimentazione, modifiche parlamentari" per normare sia "l'attività di relazione istituzionale nella Camera dei deputati" sia un "codice di condotta dei deputati, è stata, parzialmente, parzialmente accolta. Il 12 aprile 2016, infatti, la Giunta per il regolamento della Camera dei deputati ha approvato, con il solo voto di astensione del Movimento 5 Stelle, il "Codice di condotta dei deputati".
Questo articolo affronta i limiti opponibili alla partecipazione democratica nelle relazioni internazionali. Il tema vuole, dunque, a) fornire qualche precisazione sui nomi e sulle cose di cui si tratta, e quindi che cosa si intende per democrazia partecipativa, su quali principi si fonda e con quali meccanismi si attua; b) riassumere lo stato dell'arte in ordine, da un lato, alle modalità attraverso cui il fenomeno partecipativo si manifestato e, dall'altro, ai risultati ottenuti dalla pressione democratica che reclama trasparenza nelle negoziazioni in corso del TTIP; c) individuare nel gioco del bilanciamento degli interessi pubblici, quale interesse, tra quello relativo alla trasparenza e quello alla segretezza, prevale nelle relazioni internazionali europee di natura commerciale
La Costituzione italiana non disciplina in maniera organica ed esaustiva il procedimento di formazione dei trattati internazionali, prevedendo, piuttosto, una serie di norme variabili tra di loro in-tercambiabili. Da qui la necessità di decifrare e (ri)comporre il puzzle costituzionale dell'esercizio del potere estero in Italia. Que-sta esigenza di razionalizzazione è tanto più avvertita ora, in Italia, in cui si parla insistentemente di riforme istituzionali e costituzio-nali. Riforme che, per essere efficaci anche in questo contesto, devono, però, essere inquadrate nella fase di transizione in cui la politica estera si trova, essendone mutata la natura e la struttura. In ragione di ciò, questo studio è volto, in primo luogo, ad e-videnziare le disfunzioni che alla luce dei principi costituzionali, sono emerse nel procedimento di formazione dei trattati interna-zionali, e che nel tempo si sono consolidate, per poi ragionare su alcune possibili soluzioni istituzionali/costituzionali a siffatte stor-ture. ; The Italian Constitution doesn't regulate in a comprehensive and organic way the treaty-making process. It provides rather a series of varying and interchangeable rules. Therefore it is neces-sary to decifer and (re)compose the constitutional puzzle of the treaty-making power in Italy. This need of reorganization is all the more pressing now, in Italy, where there are a lot of discussions on institutional and con-stitutional reform. These reforms, to be effective in this context, must however be framed in the transition phase in which foreign policy is made, since it is being changed in its nature and the structure. For this reason, this article is aimed, firstly, to highlight the failures, in the light of the constitutional principles, which have emerged in the treaty-making power; and secondly, to consider and discuss some institutional/constitutional solutions to such dys-functions.
Skill acquisition follows a pattern of rapid improvement early on, followed by decreasing performance increments as the skill continues to be practiced, a pattern captured by the "power law of practice," (P = BNα). The purpose of these studies was to extend previous research by investigating the impact of individual differences on the course of adult communicative-skill acquisition. In Study 1, participants learned a sequence for describing geometric arrays and then executed 90 performance trials. Individual differences in working memory capacity, speed of information processing, and psychomotor ability were assessed. It was found that counter to expectations, speed of information processing was negatively correlated with overall learning rate and that psychomotor ability was related to asymptotic performance. In Study 2, employing a more complex communication task, speed of information processing was positively correlated with learning rate, working memory capacity predicted initial performance speed, and psychomotor ability was associated with asymptotic performance.